Diretto da e tatto dal best-seller autobiografico di "Sur les Chemins Noirs" (titolo italiano: Sentieri neri), segue la traversata folle e solitaria di Pierre, scrittore ed esploratore di mezza età che dopo un grave incidente, nonostante non si sia ancora ripreso del tutto, decide di percorrere la Francia a piedi, circa 1.300 km da Sud a Nord in diagonale, dal massiccio montuoso del Mercantour nell’Alta Provenza fino alla penisola di Cotentin e alle spiagge della Normandia.
Una sfida esistenziale per ritrovare sé stesso e mettere ordine nella propria vita, i cui frammenti affiorano tramite flashback durante il viaggio, ricostruendo gradualmente la figura di Pierre e ciò che gli è capitato, compreso l’incidente causato da una sua bravata alcolica e di cui porta i segni e le fratture sul volto e sul corpo.

Il personaggio di Pierre, alter ego dello scrittore (che ha effettivamente compiuto il viaggio a piedi dalla Provenza alla Normandia tra l’agosto e il novembre del 2015), contiene le due anime dell’attore che lo interpreta aderendovi perfettamente: .
Da un lato, è affascinante, carismatico, seduttore, amante delle donne e del bere, simile al in versione agente speciale 117 nella trilogia diretta da e — ma pure in numerosi altri ruoli brillanti, a partire da (2011) che gli valse l’Oscar come Miglior Attore protagonista oltre al premio per la migliore interpretazione al Festival di Cannes.
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Dall’altro lato, durante il suo itinerario tra sentieri pericolosi, vallate e montagne, emerge il suo lato più intimista, già apprezzato in alcune sue performance più drammatiche come in (2021) di o in (2022) di . Nel suo cammino estenuante che assume i tratti dell’espiazione fisica e spirituale, Pierre incontra anche abitanti del luogo o viene raggiunto in certi momenti da persone a lui care, ma è sostanzialmente solo, immerso nella natura dimenticata.
Il paesaggio è in effetti il suo unico costante compagno, splendidamente fotografato ed espressione del cuore selvaggio della Francia.
In un mondo che ci spinge ad andare sempre più veloce, ci invita con sensibilità a riscoprire il valore della lentezza, e a perderci per ritrovarci. E lo sbocco finale, al termine di un percorso così catartico, non può che essere il mare.
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