L’Etna è una montagna viva che non smette di sorprendere, un corpo in continua mutazione che regala un mosaico di biodiversità unico al mondo. I suoi versanti, così diversi l’uno dall’altro per altitudine, esposizione, composizione dei suoli e microclima, costituiscono una delle zone vitivinicole più affascinanti del pianeta. Ed è proprio qui, dove il magma incontra la vite e l’uomo si misura ogni anno con la forza primordiale della natura, che i vini raccontano un territorio con una voce inconfondibile.

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Non è solo questione di terroir, ma di cultura, memoria, stratificazione geologica ed emotiva. Su questo scenario si accende ancora una volta Contrade dell’Etna giunto oggi alla sua sedicesima edizione, in programma il 13 e 14 aprile a Randazzo (provincia di Catania), all’interno del Sikania Garden Village. L'evento, ideato nel 2008 dal visionario Andrea Franchetti, si ispira al modello dell'en primeur di Bordeaux, ma nel tempo si è trasformato in una vera e propria chiamata alle armi del vulcano: 80 cantine pronte a raccontare la nuova annata, ma anche a riflettere su dove stia andando l’Etna del vino.

L’apertura, domenica 13 alle 12, è affidata a un talk dal titolo “Vini dell’Etna, quale identità?”, moderato da Salvo Foti, figura chiave dell'enologia etnea, noto per il suo impegno nella valorizzazione delle tradizioni vitivinicole del vulcano. Contemporaneamente, aprirà il banco d’assaggio per il pubblico, attivo fino alle 19. Lunedì 14 sarà invece la giornata dedicata agli operatori del settore Horeca, con il banco disponibile dalle 9 alle 16 e due masterclass, una sulle bollicine etnee, divenute oramai un must nella spumantizzazione italiana, e l’altra sulla varietà espressiva dei bianchi e rossi vulcanici. ’eԳٴ è un termometro per misurare lo stato di salute di una denominazione in pieno fermento.

I numeri
I numeri raccontano una crescita vertiginosa: nel 2022 sono state imbottigliate 5,8 milioni di bottiglie a denominazione Etna DOC, con un +28,7% rispetto al 2021 e +34,6% sul 2019. L’export assorbe oltre il 40% della produzione totale, segno che il vino dell’Etna continua a sedurre i mercati internazionali, nonostante le recenti tensioni doganali e le complicazioni logistiche. Una performance che poggia su tre fattori chiave: riconoscibilità, credibilità e tenacia. La riconoscibilità viene dal gusto vulcanico, netto, sapido, mai ruffiano.

La credibilità è il risultato di una filiera che ha puntato in alto sin dall’inizio, senza scorciatoie. E la tenacia si vede sia nell’aumento delle superfici vitate, con 1.184 ettari nel 2022, quasi il doppio rispetto al 2013, che nel raddoppio dei produttori: da 203 a 390 in meno di dieci anni. C’è di più: il 20% delle aziende è guidato da giovani sotto i 41 anni, il doppio della media nazionale. In questo contesto, Contrade dell’Etna rappresenta la festa del vino etneo, insieme ad aziende e produttori che ampliano la visione e la memoria. Un momento in cui il vulcano non è solo sfondo, ma protagonista assoluto.